VECCHIA E NUOVA POVERTA’ – Controparte negativa del progresso ? – 2° Post
Marco Savio 18 Febbraio 2017Condividi questo articolo

Il Vagabondaggio (versione arcaica della migrazione) è al tempo stesso causa e risposta dello stato di povertà, ma è anche lo stato tipico, all’epoca, della migrazione (dunque, nulla di nuovo sotto il sole).
Diverse sono le cause: (i) l’inurbarsi, per panico, dei poveri di campagna in città a causa delle carestie; (ii) le migrazioni occasionali e temporanee (esempio i montanari) in cerca di lavoro (la pratica per costoro derivava dalla necessità di non dissipare i risparmi in cibo ed alloggio, nei trasferimenti); (iii) i soldati mercenari congedati, o divenuti inabili al servizio.
L’interesse delle città era quello di distinguere questi dai c.d. “professionisti”; ma vi erano altre figure, minori, che rappresentavano, anch’esse, causa e risposta dello stato di povertà: sono le prostitute ed i piccoli delinquenti; per i quali l’alternativa a segregazione o carcere (la loro ghettizzazione era utile per la pulizia morale e sanitaria della città) era solitamente l’espulsione e così finivano per ingrossare l’esercito dei vagabondi.
Le città (o meglio i governi delle città) assunsero comportamenti diversi di fronte al problema del vagabondaggio (migrazione): (i) alcune la utilizzarono per sanare il deficit di lavoro in determinati settori (ad esempio, quando il governatore spagnolo, nel 1646, volle espellere per sicurezza i sudditi del Duca di Savoia, Milano insorse nel timore che si sarebbero fermate tutte le attività edili se private del lavoro dei piemontesi), oppure con l’utilizzo del lavoro coatto come nel caso degli imbarchi forzati (pratica veneziana in uso dal 1529 in poi); (ii) altre vietarono l’accesso in città nel corso delle crisi (Venezia promulgò leggi contro l’immigrazione di poveri); (iii) altre accettarono di occuparsi dei poveri come attività naturale (ad esempio l’istituto della Misericordia di Bergamo); (iv) altre concedevano una licenza limitata (ad esempio tre giorni) per la questua (poi, il “foglio di via”).
La risposta degli “espulsi” fu spesso l’associazionismo ovvero la formazione di vere e proprie bande di mendicanti, storpi, delinquenti con finalità di ogni tipo, mai lecite (da qui il termine Bandito nel senso di espulso dalla società).
Vagabondi e mendicanti non sono lo stesso soggetto sociale.
I vagabondi sono generalmente migranti e quindi nomadi anche se talvolta praticano il mendacio, i mendicanti sono per lo più stanziali (Carlo Borromeo impone ai suoi parroci di registrare i mendicanti, verificando il loro grado di osservanza della religione; in caso negativo dovevano impedire loro di mendicare; a Roma, nel seicento, vigeva saldo il principio per cui non si poteva godere del “pane della carità” se non si era istruiti nella dottrina cristiana).
Non esiste una concezione laica ed istituzionalizzata per trattare il problema (oggi diremmo welfare) ma vi è una indubbia consapevolezza del valore sociale della povertà: Brian Pullan sostiene (Venezia, 1553, Scuola Grande di S. Marco) che non vi è un problema di povertà, ma vi sono problemi di mendicità, di vagabondaggio, di questua fraudolenta (Storia d’Italia, Annali). L’argomento è unicamente affrontato con beneficienza caritatevole che è sentimento di derivazione cristiana: è di nuovo Brian Pullan ad affermare che “La carità e in particolare la carità della Chiesa cattolica è stata spesso accusata di aver creato il povero che poi manteneva.”
Tra i poveri Indigenti vi è una categoria elitaria, introdotta nel seicento, dei poveri Vergognosi al cui interno si distingueva un ulteriore gruppo ristretto delle “povere persone scadute, ancor che nobili o titolati” (ai nobili decaduti di Venezia era consentito mendicare con il volto coperto) Le prime hanno conosciuto tempi migliori per cui avevano diritto ad un trattamento riguardo al rango ed al fatto che non arrecavano disturbo cioè non mendicavano apertamente. Vergognosi e Scaduti sono sottogruppi dei poveri Indigenti e si connotano solo per il ceto di provenienza.
(continua)
marco savio